Questa vignetta m'è costata il mio primo blocco di ventiquattr'ore su Facebook.
Per un'intera giornata potrò essere solo spettatore immateriale di quanto viene scritto sulla mia bacheca, né sarò autorizzato a rispondere ai messaggi privati che ricevo.
Non intendo sollevare una polemica contro la policy di Facebook, iniziativa che mi pare lasci un po' il tempo che trova, ma è interessante come -tra tante vignette gratuitamente volgari, scorrette, disturbanti che disegno- questo "Paperone che calcia un negro" mi appaia innocuamente sarcastico.
Pensateci un attimo.
Paperone incazzato con un negro in quanto negro, ovvero per una qualità che sicuramente non dipende dalla volontà di quest'ultimo: l'ironia è palese, no? Nessuno si sognerebbe mai di prendersela con le rondini perché sono rondini, con gli italiani perché sono italiani, o con i poveri perché sono poveri.
Oppure è la parola negro che fa specie?
Perché Paperone, con quel suo cazzetto moscio e male in arnese, qualche motivo di dispetto potrebbe averlo sul serio.
Ciò spiegherebbe come mai l'anziano plutocrate adoperi intenzionalmente un termine (corretto ma) dotato di una connotazione ormai spregiativa, infierendo contro un individuo che oltretutto è la caricatura del tipico negretto per come veniva ingenuamente rappresentato fino a una quarantina d'anni fa.
Pochi giorni fa, rileggendo il bellissimo "Gli amori difficili" di Italo Calvino, sono rimasto colpito da un passo della novella intitolata "L'avventura di un lettore".
Il passo è questo:
La villeggiante lo ascoltava mostrando un grande interesse e ogni tanto interloquiva, sempre a sproposito come fanno le donne.
Lì per lì mi è venuto da sorridere all'idea di questo Calvino d'atri tempi, che non si vergogna a sfoggiare la propria misoginia. Poi però mi sono chiesto se il racconto, per quanto scritto in terza persona, non esprima invece le opinioni soggettive del protagonista, certo Amedeo Oliva.
Beninteso, non so se Calvino fosse maschilista, né d'altra parte le sue qualità personali potrebbero intaccare la stima che ho di lui come autore: ma trovo ragionevole che il suo racconto sia finzione, nell'accezione più nobile del termine.
Su una cosa credo siamo tutti d'accordo: il panorama d'una letteratura in cui gli autori fossero capaci a raccontare solo personaggi in cui si identifichino integralmente sarebbe quantomeno desolante.