lunedì 13 marzo 2017

Una volta mi suicidai.

Se c'è una cosa che avrei voluto fare, negli ultimi ventidue anni, è questa.
Adesso che l'ho fatta mi rendo conto di quanto sia esoterica, autocelebrativa e nel complesso futile; ma siccome mi sono preso la briga di disegnarla, troverei affatto irragionevole non sbattervela in faccia.

Di questo flusso di coscienza in forma grafica, o graphic stream of consciousness per gli zelatori degli anglismi superflui, salvo se non altro il valore storico.
Divulga un episodio fondamentale della mia vita, difficile a riassumersi ogni volta che mi trovo a spiegare quant'io sia coglione - e accade spesso.
D'ora innanzi basterà un ipertesto.




















6 commenti:

  1. Ricordo ancora l'angoscia di Jago dopo l'olocausto. ... ancora non ne capivo bene...

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    1. Tu non mi conoscevi ancora, se non forse di vista; altrimenti, fortunello, quella sera maledetta ti saresti trovato a passar sotto casa mia per mera coincidenza.
      E adesso avresti un armadio stipato di cartacei tesori.

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  2. Rifallo. Sara' diverso. Sara' piu'megglio.

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